Qualcosa in Più – Capitolo 1: Pensare nell’emergenza
Pubblicato su wecareagainstcovid19 il 1 aprile 2020
Perché “Qualche cosa in più”?
L’emergenza sanitaria del Covid-19ha prodotto l’irruzione, nella nostra quotidianità, di un Realeprima difficilmente pensabile, osceno. L’osceno è, letteralmente, “ob-scenum”, fuori dalla scena, ed è lì che tanti di noi avrebbero voluto rimanesse, ma così non è stato.
Il “reale” è la malattia sconosciuta, sono i lutti del tutto imprevisti che essa crea, è il contagio che non si può vedere, è il dover pensare che stia succedendo qualcosa per cui non abbiamo strumenti di lettura e interpretazione, è la sospensione irreale della normalità quotidiana e l’avere nella testa il pensiero, inedito, per cui la nostra vita è cambiata. Lo è già ora.
Ecco, questo reale, nel compiere una irruzione così massiccia e così veloce, può produrre nel singolo e nella collettività un’immensa angoscia tale da porre la mente in uno stato di non-pensiero.
Le prime manifestazioni di questo non-pensiero sono quelle macroscopiche, ben visibili a tutti, che si collocano a livello di tessuto sociale allargato, di comunicazione mediatica e di gestione politica emergenziale.
Quello a cui stiamo infatti assistendo, da quando è partita l’emergenza sanitaria del Covid-19, dalle settimane di fine Febbraio 2020 ad oggi, è condensabile in tre punti essenziali:
– la polarizzazione del pensiero collettivo su interpretazioni, e quindi reazioni, fortemente dicotomiche. Nell’arco di 24 ore, nel medesimo contesto geografico, si passa dal poter uscire per attività ricreative assolutamente normali, alla fuga scomposta e panica nelle stazioni ferroviarie;
– la comunicazione “schizofrenica”, utilizzando questo termine nel senso più letterale di una comunicazione che scinde, separa il pensiero logico e realistico. Questo è ciò che accade quando, come in questi giorni, non fa a tempo ad uscire la notizia x che già arriva la sua smentita tramite la notizia y, ovvero ogni comunicazione e il suo contrario è diffusa e condivisa come vera, creando un ottundimento confuso nella mente di ciascuno;
– la parcellizzazione di pensieri, idee e prassi. Nella comunicazione diffusa, una molteplicità di interlocutori tecnici e scientifici si esprime, ciascuno col proprio punto di vista, spesso in contrasto gli uni con gli altri. Sembra impossibile adottare una logica dialettica di scambio e produrre, dopo adeguato confronto, un punto di vista se non univoco, almeno fatto oggetto di riflessività e revisione condivisa per poi riportarlo alla popolazione attraverso un portavoce unitario e istituzionale. Assistiamo alla medesima procedura anche nel momento in cui le indicazioni dello Stato non riescono ad essere recepite univocamente dalle Regioni, che diventano quindi realtà autonome, “frammenti” che si muovono in modo contraddittorio rispetto le une alle altre e rispetto all’insieme.
La nostra opinione è che siano, quelli elencati, elementi allarmanti nella emergenza sanitaria del Covid-19, in quanto segnali di una paralisi della capacità di pensare che conduce alla paralisi della capacità di anticipazione di scenarie, conseguentemente, di una grossa empasse, un vicolo cieco, individuale e collettivo, nell’incapacità di attivare strategie progettuali validenella gestione di questa crisi.
Qualcosa in più è, come dice il suo stesso nome, proprio un luogo dove tentare di sbrogliare questa empasse, ri-mappare questo vicolo cieco. Qualcosa in piùè un molo dove attraccare: non un luogo dove sospendere il pensiero nella negazione della serietà di ciò che sta accadendo; non il luogo dell’ennesima angoscia confusiva; ma una relazione nella quale poter pensare, e poter pensare in connessione con l’Altro, a quanto sta accadendo.
Curato da:
Dott. Paolo Giovannelli, Dott.ssa Anna Giulia Curti e tutta l’Equipe di We Care Psichiatria